
Siamo su questo pianeta, come ominidi, da 5 o 6 milioni di anni e come specie siamo un vero successo: abbiamo resistito a considerevoli stravolgimenti climatici, carestie, epidemie e non ci siamo estinti.
Il modello di punta è l’individuo con tendenza a ingrassare, un vero gioiello: consumi bassi, serbatoio capiente, estrema resistenza alle carestie. Se è di sesso femminile è il modello giusto per portare avanti la specie: vive più a lungo e può portare a termine più gravidanze.
Solo recentemente, forse neanche 200mila anni fa, abbiamo iniziato a sviluppare la mente razionale e quel che ne consegue: il linguaggio, seguito dalla comunicazione, la scrittura e le tecnologie, dalle primissime, come lance, frecce, pugnali, fino alle più sofisticate apparecchiature odierne.
Ancora oggi, però, siamo più a nostro agio nel riconoscere i luoghi che le funzioni matematiche e a memorizzare i tragitti, invece dei brani scritti. La gran parte della nostra mente, perciò, quella inconscia e istintiva che ci ha salvato più volte la vita, insegnandoci la differenza fra ciò che ci faceva bene e ciò che poteva farci del male, ragiona per immagini e sensazioni.
Se usassimo solo la mente cosciente e razionale, un po’ come il vulcaniano Doctor Spock di Star Trek, dedurremmo che se fossimo persone che mettono sù peso con facilità, dovremmo mangiare meno di quelle che assimilano poco e lo faremmo senza problemi.
Invece siamo ostaggio della nostra parte inconscia, che è quella che fa la gran parte del lavoro. E’ lei che guida l’auto fino a casa, mentre la mente razionale pensa che deve ritirare i cappotti in lavanderia o a cosa mettere in tavola per cena.
Per anni abbiamo immagazzinato dati e confezionato procedure automatiche, programmando la nostra parte inconscia. Lei ora ci allontana dalle cose che scottano, mette le mani avanti mentre stiamo inciampando, ci fa diffidare dei funghi velenosi come dalle persone invadenti, ci provoca il disgusto salvandoci dai cibi avariati e ci fa telefonare agli amici quando abbiamo bisogno di calore umano.
E, purtroppo, sempre lei ci fa venir voglia di accendere un’altra sigaretta, di bere ancora un po’ di vodka, di finire il pacchetto delle patatine anche se siamo satolli, di spingere l’acceleratore fino in fondo per sentire l’ebbrezza della velocità o peggio ancora.
Non è cattiva. L’abbiamo disegnata noi così. Eravamo il suo unico target e lei è il frutto delle nostre risposte ai suoi continui sondaggi.
Quel sorrisone soddisfatto che facevamo quando nonna ci dava una caramella e lo spavento che abbiamo provato cadendo dalla bicicletta, sono andati a riempire determinate tabelle, da cui oggi derivano il nostro amore per i dolci e l’antipatia per il movimento.
Bene. Ora però come si cambiano le cose? Ci sono cambiamenti che avvengono naturalmente e col tempo, come quando a 16 anni ci siamo accorti che i cartoni animati non ci interessavano più, mentre l’hard rock diventava la nostra passione. Può darsi che, se aspettiamo con pazienza, anche la pizza con la mozzarella ci verrà a noia, mentre un’oretta di corsa tutte le sere diventerà un’irrinunciabile abitudine.
Sì, certo, come no.
Oppure possiamo cominciare a cercare un dialogo con la nostra parte inconscia, per trasmettergli cosa vogliamo ora, veramente.